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Scuola quadriennale di formazione in psicoterapia comportamentale e cognitiva

Psicologo, Specializzato in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale e formato in Sessuologia e Disturbi Sessuali.
Socio AIAMC (Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e terapia comportamentale e cognitiva) e EABCT (European Association for Behavioural and Cognitive Therapies).
Si occupa di sessuologia,   problemi   di   coppia,   difficoltà   relazionali,   ansia   e   disturbi  del comportamento alimentare
Ha ideato ed aperto, insieme ad altri professionisti, il Centro M.P.N. – Medicina, Psicoterapia e Nutrizione – di Pescara, le cui specializzazioni sono i Disturbi del Comportamento Alimentare e l’Obesità.

Ebook: Obesità. Conoscerla e affrontarla

Lo psicologo ha acquisito un ruolo sempre più importante nell'aiutare i pazienti a comprendere le relazioni tra cibo e altri fattori che possono essere ambientali ed emotivi ed influenzare il rapporto con l’alimentazione.

Questo Ebook sul tema dell'à nasce dal lavoro svolto dal Gruppo di interesse "Disturbi alimentari e obesità e loro trattamento", dell'Associazione AIAMC.

Alla stesura dell'e-book hanno collaborato il Dott. Angelo Collevecchio e la Dott.ssa Cinzia Siragusa, docenti della nostra scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia comportamentale e cognitiva

 

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L'AIAMC protagonista su La Repubblica

La pagina pubblicata da "La Repubblica" con l'articolo dedicato all'AIAMC. (Clicca sull'imagine per scaricare l'articolo il formato PDF.)

 

 


 

La pagina pubblicitaria uscita su "La repubblica" dedicata all'AIAMC

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Intervista ad Aristide Saggino

Aristide Saggino non è soltanto ordinario di psicometria ed uno dei più validi e riconosciuti metodologi del nostro Paese, ma anche Presidente di una delle più importanti associazioni di psicoterapia italiane con 2600 soci e 300 allievi che ogni hanno frequentano le scuole che vi afferiscono. È in questa veste, che coniuga il rigore del metodo scientifico alla salute mentale, che lo intervistiamo.

D. Nel corso del 2014, Lei ha assunto la carica di Presidente dell’Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva (AIAMC): potrebbe dirci qualcosa in merito al ruolo di quest’associazione?

R. L’AIAMC, come recita il suo Statuto, è un’Associazione scientifica professionale volta a promuovere le tecniche basate sull’evidenza scientifica dell’analisi, della modificazione e della teoria comportamentale, e quindi della psicoterapia comportamentale e cognitiva, in tutti i settori e in particolare in quelli della psicoterapia; dell'insegnamento, dell’educazione e disabilità; della prevenzione, del benessere psicologico e della psicologia positiva; della formazione, dell’organizzazione e della prevenzione nel mondo del lavoro; della metodologia e della ricerca. L’AIAMC pertanto, ed è questo l’aspetto a mio parere principale, riconosce l’approccio scientifico basato sull’evidenza quale unico approccio allo studio, alla diagnosi e alla modifica del comportamento umano, psicoterapia inclusa.

D. Da Presidente di un’associazione che accoglie psicoterapeuti afferenti a un preciso indirizzo, crede che i “non addetti ai lavori” siano informati rispetto alla terapia psicologica e ai relativi indirizzi? Non crede che per i clienti sia difficile orientarsi nel momento della scelta di affidarsi a un determinato professionista?

R. Penso che i non addetti ai lavori non siano adeguatamente informati sulle differenze tra i vari orientamenti terapeutici, anche se internet certamente dà maggiori possibilità ai cittadini di reperire informazioni al riguardo. Come sappiamo, però, internet è anche un ambiente nel quale si trova tutto ed il contrario di tutto e non tutte le informazioni reperibili su internet sono scientificamente valide. Pertanto, rimane difficile per il cittadino comune orientarsi tra le diverse terapie psicologiche. Informare i cittadini al riguardo è un altro degli scopi della nostra Associazione.

D. Sempre più spesso si sente parlare di EMDR. Per certi versi presenta delle somiglianza con alcune modalità classiche di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Che cosa ne pensa?

R. Come io ed un collega (il dott. Angelo Collevecchio) abbiamo recentemente scritto nel nostro libro Psicoterapia e metodo scientifico. Un’analisi critica” (Franco Angeli), quello della validazione delle psicoterapie rappresenta un problema fondamentale della nostra società in quanto non si può pretendere che siano solo i farmaci a dimostrare di essere innocui ed efficaci. Per quel che riguarda la EMDR è sicuramente una terapia validata relativamente al disturbo da stress post-traumatico (PTSD), come indicano le linee guida dell’ ente britannico National Institute of Clinical Evidence (NICE). Non è però l’unico trattamento considerato valido per tale tipo di disturbo (le linee guida del NICE indicano quale trattamento empiricamente validato anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma). Se un tipo di psicoterapia o una tecnica psicoterapeutica è ritenuta valida in un settore, questo non significa che lo sia anche in altri. In un recente numero di The Psychologist, organo ufficiale della British Psychological Society, il presidente della Società Inglese di EMDR ha dichiarato sostanzialmente che essendo la EMDR validata dal NICE per il trattamento del PTSD ed essendo i traumi alla base di tutti i disturbi psicologici è evidente, di conseguenza, che la EMDR può essere considerata valida ed efficace per tutti (o quasi) i disturbi. Questa è un’affermazione assolutamente non scientifica e men che meno basata sull’ evidenza empirica. Sarebbe come affermare che un antidolorifico può essere utilizzato in medicina per tutti i tipi di dolore, tumori inclusi, senza alcuna distinzione, anche se è stato messo a punto per il mal di testa.

D. Il sito dell’AIAMC riporta che l’Associazione riconosce alcune scuole di psicoterapia. Quali sono i requisiti che sottendono ad un tale riconoscimento?

R. L’AIAMC riconosce solo scuole che mantengono adeguati standard di scientificità e di serietà, che impieghino docenti e supervisori riconosciuti dall’Associazione e seguano i criteri stabiliti dall’AIAMC per lo svolgimento degli esami e per l’ammontare delle ore di lezione e di supervisione. Tali criteri coincidono sostanzialmente con quelli previsti della European Association for Behavioural and Cognitive Therapies (EABCT) di cui l’AIAMC fa parte.

D. Oltre che Presidente dell’Associazione, lei è professore all’Università di Chieti-Pescara. Crede che debbano svilupparsi maggiori sinergie tra il mondo accademico e quello psicoterapeutico? Se sì, in che modo?

R. Penso proprio di sì. Il mondo della psicoterapia ha bisogno di un’iniezione forte di scientificità e a questo il mondo accademico può contribuire con l’aiuto di quei tanti validi colleghi che operano nell’ambito della psicologia clinica e della psicoterapia che condividono tale approccio.

D. Al recente convegno SOPSI sembra che sia stato inviato dal mondo della psichiatria un messaggio forte: quello di integrare trattamenti farmacologici con interventi psicologici (psicoterapia, interventi psicoeducativi e di promozione della salute). Dal suo punto di vista questo avviene davvero?

R. Questo non sempre avviene, ma è fortemente auspicabile. La ricerca attuale dimostra l’efficacia non solo della psicoterapia e degli psicofarmaci, ma soprattutto l’efficacia di un utilizzo sinergico di entrambi.

D. Parliamo di strumenti per la diagnosi clinica. Come mai ci sono ancora così tanti psicologi che si tengono alla larga dai test?

R. Questo rimane un mistero tipicamente italiano. A lezione dico sempre ai miei studenti di non iniziare alcun tipo di intervento psicologico senza una diagnosi adeguata, effettuata anche con i test psicologici in quanto questi rappresentano l’unico strumento oggettivo di valutazione e diagnosi di cui lo psicologo disponga. Uno psicologo che non sappia utilizzare i test psicologici corrisponde ad un medico che non sappia leggere gli esami del sangue.

D. Pochi giorni fa, nel corso del programma televisivo “Le Invasioni Barbariche” condotto da Daria Bignardi, sono state utilizzate tavole dal Rorschach®-Test per intervistare la cantante Arisa. In che modo si dovrebbe tutelare la professione dello psicologo in questi casi?

R. È evidente che i test psicologici sono degli strumenti professionali che non dovrebbero essere utilizzati, o anche solo mostrati, al di fuori dei contesti professionali per i quali sono indicati. Penso che sarebbe auspicabile da un lato una legislazione più severa e dall’altro una maggiore applicazione delle norme già esistenti.

 

FONTE: https://qi.hogrefe.it/it/rivista/intervista-ad-aristide-saggino/

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Le 10 caratteristiche della Terapia Cognitivo-Comportamentale

Oggigiorno, si sente parlare sempre più di Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) della sua validità scientifica e di come molte linee-guida la consiglino per una vasta gamma di disturbi psicologici (ansia e depressione, in primis). In questo breve articolo si presenteranno alcune caratteristiche e principi che connotano la TCC.

Clark sostiene che “al centro del modello teorico della TCC ci è la concezione secondo al quale la mente umana non è un ricettacolo passivo di sensazioni e influenze ambientali e biologiche, ma piuttosto che gli individui sono attivamente coinvolti nella costruzione delle loro realtà”. Per comprendere meglio quanto detto si può fare un esempio.

Una persona che non viene salutata da un'amica che incontra durante una passeggiata può provare sentimenti di rabbia perché pensa che l'amica le abbia mancato di rispetto; un'altra potrebbe rattristarsi perché crede che l'amica si sia comportata così perché in verità non la considero una vera amica; un’altra ancora può provare sentimenti di colpa perché crede di aver fatto qualcosa che ha scatenato il comportamento dell’altra persona.

Le persone reagiscono in maniera differente, a fronte della stessa situazione,
perché credono e pensano cose differenti.

Dopo aver illustrato uno dei principi fondamentali della TCC, è bene comprenderne alcune caratteristiche.


La Terapia Cognitivo-Comportamentale: caratteristiche

Sebbene la terapia sia sempre adattata all’individuo, è bene tracciarne
alcune caratteristiche fondamentali.

 

Caratteristica 1. La TCC basa il suo intervento su una concettualizzazione cognitiva (in continua evoluzione) dei problemi del paziente.

"Maria è una giovane ragazza che soffre di depressione. Iniziata la terapia cognitiva, si comincia con l’identificare il suo modo di pensare attuale (che contribuisce a scatenare sentimenti di tristezza) e i suoi comportamenti problematici. I comportamenti disfunzionali sono causati dai pensieri della ragazza ma allo stesso tempo li rinforzano, creando un circolo vizioso. In base alla lettura cognitiva dei problemi e delle difficoltà psicologiche della ragazza, si stila un piano d’intervento".

La concettualizzazione della situazione e dei sintomi non è statica, essa evolve continuamente in base alle nuove informazioni che si acquisiscono e al progredire della terapia.

 

Caratterista 2. La TCC richiede una solida alleanza terapeutica.

Come in ogni situazione di sostegno psicologico, il lavoro viene svolto all’interno di un rapporto basato sull’empatia, il rispetto, la cura, la competenza e il calore umano.

Affinché il rapporto si basi sul rispetto, è consuetudine che il terapeuta chieda un feedback al paziente per assicurarsi che si sia sentito capito.

 

Caratteristica 3. La TCC si fonda su una collaborazione attiva e partecipativa.

Nell’approccio cognitivo comportamentale, la coppia terapeutica (paziente-terapeuta) lavora attivamente alla risoluzione dei problemi. All’inizio della terapia, il terapeuta tende ad avere un ruolo più attivo nel guidare il percorso, successivamente il paziente, impara a decidere gli argomenti di cui parlare e a prescrivere a se stesso gli esercizi più adeguati.

 

 

Caratteristica 4. La TCC è focalizzata sul problema ed è orientata all’obiettivo.

All’inizio della terapia la coppia terapeutica (terapeuta-paziente) decidono quali sono i problemi da affrontare e definiscono i criteri per valutare l’efficacia dell’intervento.

Ad esempio, l’obiettivo “voglio stare bene” viene spesso declinato nello specifico, tipo “voglio stare bene quando vado a fare la spesa”, oppure “voglio imparare a gestire gli attacchi di panico”.

 

Caratteristica 5. La TCC inizialmente lavora sul presente.

Solitamente si preferisce lavorare sul presente e sulle problematiche che interferiscono sulla vita del paziente. In TCC si indaga e affronta situazioni passate se tale lavoro può essere d’aiuto per modificare le idee disfunzionali presenti.

 

Caratteristica 6. La TCC ha lo scopo ultimo di aiutare il paziente a divenire terapeuta di se stesso.

Nella TCC riveste un ruolo importante la parte psicoeducatica sui disturbi. Vengono insegnate al paziente strategie e metodi per affrontare le proprie difficoltà, allo scopo di renderlo sempre più indipendente dal terapeuta.

 

Caratteristica 7. La TCC è una terapia a breve termine, limitata nel tempo.

I tempi della TCC tendono ad essere limitati nel tempo. Si può passare da pochi mesi ad anche un anno. Nel caso in cui il paziente presenti delle convinzioni particolarmente rigide, la terapia può durare anche più tempo.

Dopo le prime sedute, viene condiviso un piano di lavoro con la stesura dei particolari problemi che bisogna affrontare e delle eventuali strategie che si utilizzeranno. Ciò rende il paziente sempre consapevole del percorso che sta facendo.

 

Caratteristica 8. La TCC organizza le sedute in maniera strutturata.

Le sedute tendono ad avere una struttura abbastanza chiara. L’incontro inizia con una fase introduttiva nella quale di affronta l’andamento della settimana. Successivamente, si entra nel pieno della seduta e si parla degli argomenti principali. La seduta si conclude con una fase finale dove si valutano le attività da fare durante la settimana successiva.

 

Caratteristica 9. La TCC insegna ai pazienti come identificare i propri pensieri (e convinzioni) disfunzionali e come rispondere ad essi.

Tra lo stimolo esterno e la risposta emotiva vi è un insieme di convinzioni e pensieri. Non sono le situazioni a generare lo stato emotivo ma le convinzioni attraverso le quali le prime vengono interpretate.

Le persone che soffrono di difficoltà psicologiche hanno decine di pensieri e convinzioni che generano malessere. Lo scopo della terapia è quello di insegnare ai pazienti a identificare le proprie convinzioni chiave e come esse influenzano il loro stato emotivo. I terapeuti aiutano i pazienti a trovare una prospettiva più realistica e adattiva che permetta loro di affrontare meglio la quotidianità.

 

Caratteristica 10. La TCC utilizza molteplici strategie per modificare il modo di pensare del paziente.

Il modo di pensare influenza lo stato emotivo e i comportamenti degli individui. Cambiare il proprio modo di pensare permette all’individuo di divenire
più padrone delle proprie emozioni e, di conseguenza, scegliere i comportamenti più idonei alla situazione e al proprio benessere.

Oltre a lavorare sul modo di pensare, all’interno di un percorso terapeutico CC si possono imparare una varietà di tecniche che l’individuo non ha appreso nella sua vita (problem solving, training sulle abilità sociali, assertività).

 

In questo breve articolo si è voluto presentare i principi e le caratteristiche fondamentali della TCC. Come è possibile immaginare, un indirizzo terapeutico non è riassumibile completamente in 10 punti. Pertanto, questa vuole essere una breve descrizione dell’approccio cognitivo-comportamentale e non pretende di essere esaustiva e illuminarne tutte le sfaccettature.

 

Bibliografia

Beck A. (1984). Principi di terapia cognitiva. Roma: La Astrolabio Ubaldini.

Clark D. A. (1995). Perceived limitations of standards cognitive therapy: A consideration of efforts to revise Beck’s theory and therapy. Journal of Cognitive Psychotherapy. Vol.9, 3, pp.153-172.

Neenan M. e Dryden W. (2010). I cento punti chiave della psicoterapia cognitiva. Trento: Edizioni Erickson.

 

 Dott. Angelo Collevecchio

 

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Depressione e interventi psicologici

La relazione tra Depressione e interventi psicologici è spesso fonte di fraintendimenti e disinformazione. Non è raro ascoltare persone (a volte, anche dei medici) che sostengono che la depressione non può essere curata con la psicoterapia. Molto spesso, queste convinzioni sono dovute a riflessioni ed esperienze personali che nulla hanno a che fare con la ricerca scientifica.

Per capire cosa sostiene la letteratura scientifica è bene fare riferimento alle Linee-guida NICE.
Il NICE (National Institute for Health and Care Excellence) è l’organizzazione che si occupa di valutare le best practices utilizzabili in medicina.

Le linee-guida sono le indicazioni fondamentali che gli operatori del Sistema Nazionale inglese utilizzano per prendere decisioni su come intervenire nelle varie situazioni. Ad oggi, le linee-guida NICE vengono tenute in grande considerazione dalle maggiori organizzazioni mondiali che si occupano del benessere e della salute degli individui.

Il NICE ha stilato anche delle indicazioni su diversi disturbi psicologici.

NICE e Depressione

Nel 2009 il NICE ha emanato un aggiornamento sulle Linee-guida da utilizzare nel trattare la depressione.

I Paragrafi delle linee-guida sono diversi e non tutti di interesse prettamente psicologico.

  1. Cura di tutte le persone con depressione.
  2. Cura graduale.
  3. Fase 1: Riconoscimento, valutazione e gestione iniziale.
  4. Fase 2: Depressione riconosciuta - sintomi depressivi persistenti sotto-soglia o depressione da lieve a moderata.
  5. Fase 3: Sintomi depressivi persistenti a sotto-soglia o depressione da lieve a moderata con inadeguata risposta agli interventi iniziali e depressione moderata e grave.
  6. Selezione del trattamento basata su sottotipi di depressione e caratteristiche personali.
  7. Maggiore cura per la depressione.
  8. Trattamenti di sequenziamento dopo inadeguata risposta iniziale.
  9. Mantenimento e prevenzione delle ricadute.
  10. Punto 4: Depressione complessa e grave.

Gli interventi di tipo psicologico vengono menzionati all’interno dello Step 2.

Fase 2: Depressione riconosciuta - sintomi depressivi persistenti sotto la soglia o depressione da lieve a moderata

Per persone con sintomi depressivi lievi o moderati il NICE consiglia di utilizzare uno o più delle seguenti strategie:

  • Utilizzo di materiale self-help guidato basato sui principi della Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT: Cognitive Behavioral Therapy);
  • Terapia Cognitivo-Comportamentale computerizzata (CCBT);
  • Un programma strutturato di attività fisica di gruppo.

Anche nei paragrafi successivi, nelle indicazioni per lo sviluppo di interventi psicologici individuali o di gruppo si consiglia di utilizzare i principi della CBT.



Fase 3: Sintomi depressivi persistenti sottosoglia o depressione da lieve a moderata con inadeguata risposta agli interventi iniziali e depressione moderata e grave

Per le persone che non rispondono in maniera adeguata al primo livello di intervento o hanno una depressione che varia da moderata a grave le opzioni proposte dalle Linee-guida sono:

  • Un antidepressivo (normalmente un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina [SSRI]) o
  • Un intervento psicologico ad alta intensità, normalmente una delle seguenti opzioni:
    • CBT;
    • Terapia interpersonale (IPT);
    • Attivazione comportamentale (ma notare che le prove sono meno valide che per la CBT o l’IPT);
    • La terapia comportamentale in coppie che hanno un partner stabile e dove la relazione può contribuire allo sviluppo della depressione. La CBT può essere utile quando il coinvolgimento del partner è considerato di potenziale beneficio terapeutico.

In caso di depressione moderata o grave, si auspica l’integrazione di una terapia farmacologica e un intervento psicologico ad alta intensità (CBT o IPT).

Conclusione

Come si è potuto notare nella maggior dei casi (sia depressione lieve che grave) l’intervento cognitivo-comportamentale (CBT) è vivamente indicato per alleviare ed uscire dal tunnel della depressione.

 

NICE (2009). Depression in adults: recognition and management. Clinical guideline

 

Dott. Angelo Collevecchio

 

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Psicoterapie e metodo scientifico

È possibile conciliare la psicoterapia e il metodo scientifico? Questa domanda è posta sempre con maggior frequenza nei convegni e anche tra le persone che vogliono intraprendere un percorso psicoterapeutico. Molto spesso si pensa alla psicoterapia come ad un mondo molto distante alla scientificità e dai dettami del metodo scientifico che caratterizza le scienze mediche.

Per quale motivo è importante rispondere a questa domanda?

Alcuni potrebbero pensare che sia una domanda al solo fine speculativo, in verità rispondere a questo quesito può avere ripercussioni sulla salute di molte persone, sulla loro qualità della vita, sulla loro spesa e sul welfare generale.

Se si applica il metodo scientifico alla psicoterapia e ai suoi vari indirizzi possiamo arrivare a comprendere quali di questi funzionino veramente. Grazie a queste informazioni il paziente può scegliere consapevolmente il proprio percorso.

Psicoterapie e Metodo Scientifico. Un’analisi critica

Il libro “Psicoterapie e Metodo Scientifico. Un’analisi critica” ha lo scopo di rispondere all’annosa domanda di come poter applicare il metodo scientifico al mondo della psicoterapia.

Nel libro si indagano i principi che caratterizzano il metodo scientifico e le caratteristiche delle pseudo-scienze. Il testo è frutto di un grosso lavoro di analisi della letteratura scientifica sul tema.

Nel testo vengono analizzati diversi indirizzi terapeutici e le loro evidenze scientifiche.

Un ulteriore scopo del volume è quello di aiutare il lettore a sviluppare un senso critico-scientifico nei confronti del mondo delle psicoterapie e di renderlo consapevole e informato sull'argomento.

Nella prefazione, a cura del Prof. Davide Dettore, si mette in evidenza come alcuni Stati abbiano deciso di investire programmi aventi un approccio basato sulle psicoterapie evidence-based.

 

Tratto dalla Premessa

“Gli autori di questo libro sono, infatti, fermamente convinti che sia venuto il tempo, anche a proposito della psicoterapia, di effettuare scelte consapevoli da parte del cliente/utente dei servizi psicoterapeutici, che tengano conto di quanto l’approccio scientifico ci indica. Già da tempo siamo abituati , in quanto consumatori/utenti finali, ad un utilizzo razionale e consapevole dei farmaci e delle terapie che la scienza medica quotidianamente ci propone; è venuto il momento di diventare altrettanto consapevoli e razionali nell’uso delle terapie psicologiche, seguendo i dettami del metodo scientifico”.

Indice

  • Prefazione, di Davide Dèttore
  • Premessa
  • Valutare l’efficacia delle psicoterapie
  • Eye movement desensitization and reprocessin (EMDR)
  • Terapia dell’urlo primario
  • La programmazione neurolinguistica
  • Anche una psicoterapia può morire?
  • Bibliografia

 

Saggino, A., Collevecchio, A. (2014). Psicoterapie e metodo scientifico. Un'analisi critica. Milano: Franco Angeli



 

Dr. Angelo Collevecchio

 

 

 

 

 

 

 

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